Carola Libera

Il 12 giugno 2019 la Sea Watch-3 ha recuperato 53 persone nelle acque della zona SAR libica, di cui 11 sono state portate subito a terra per motivi medici, mentre le restanti 42 sono rimaste a bordo. La nave è rimasta in una posizione di attesa in acque internazionali al largo di Lampedusa senza permesso di entrare. Il 21 giugno il capitano Carola Rackete e diversi cittadini di diversi Stati africani hanno chiesto alla Corte europea dei diritti dell’uomo un’ingiunzione provvisoria per costringere l’Italia a far entrare la nave, ma il 25 giugno 2019 il tribunale ha respinto la richiesta urgente, in quanto le misure provvisorie sono previste solo se vi era un “rischio immediato di danno irreparabile”. La situazione a bordo della nave non giustificava dunque alcuna forma di coercizione nei confronti dell’Italia, la quale aveva comunque prestato assistenza alle persone ferite, donne e bambini. Il 26 giugno 2019, dopo due settimane di navigazione, la nave è entrata nelle acque territoriali italiane, nonostante la minaccia di pesanti sanzioni. Salvini ha invitato la magistratura ad agire rapidamente, dichiarando che l’Italia non era un “ormeggio per immigrati clandestini” e che si trattava di “una nave olandese di un’organizzazione non governativa tedesca, che accoglie i migranti al largo della Libia”. La nave, tuttavia, è stata fermata dalla guardia costiera. Nel frattempo, l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia ha offerto di prendersi cura dei migranti senza costi per lo Stato italiano, mentre anche diverse città tedesche avevano dichiarato la loro disponibilità ad accettarli (tuttavia questa possibilità richiederebbe il consenso del governo federale tedesco, che dovrebbe sostenere il 90% dei costi per i migranti ammessi). Le prime parole di Carola Rackete libera: “Commossa, è una grande vittoria della solidarietà”. Infine Carola rivolge “un grande ringraziamento alla squadra degli avvocati che ha fatto un lavoro fantastico per assistermi”.