Daltonici, presbiti, mendicanti di vista

Venosa la lenta e progressiva agonia dell’ospedale continua con lo spostamento del reparto di oculistica verso il san Carlo di Potenza.

Un ottico

Daltonici, presbiti, mendicanti di vista
Il mercante di luce, il vostro oculista
Ora vuole soltanto clienti speciali
Che non sanno che farne di occhi normali

Non più ottico ma spacciatore di lenti
Per improvvisare occhi contenti
Perché le pupille abituate a copiare
Inventino i mondi sui quali guardare
Seguite con me questi occhi sognare
Fuggire dall’orbita e non voler ritornare

Vedo che salgo a rubare il sole
Per non aver più notti
Perché non cada in reti di tramonto
L’ho chiuso nei miei occhi
E chi avrà freddo
Lungo il mio sguardo si dovrà scaldare

Vedo i fiumi dentro le mie vene
Cercano, cercano, cercano, cercano il loro mare
Rompono gli argini, gli argini, gli argini
Trovano cieli, cieli, cieli, cieli da fotografare
Sangue che scorre senza fantasia
Porta tumori di malinconia

Vedo gendarmi pascolare
Donne chine sulla rugiada
(Vedo gendarmi pascolare, donne chine sulla rugiada)
Rosse le lingue al polline dei fiori
Ma dov’è l’ape regina?
(Rosse le lingue al polline dei fiori, ma dov’è l’ape regina? )
Forse è volata ai nidi dell’aurora
Forse volata, forse più non vola

Vedo gli amici ancora sulla strada
Loro non hanno fretta
Rubano ancora al sonno l’allegria
All’alba un po’ di notte
E poi la luce, luce che trasforma
Il mondo in un giocattolo

Faremo gli occhiali così!
Faremo gli occhiali così!

[Un ottico, “Non al denaro non all’amore né al cielo”, Fabrizio de André]